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Giuseppe Costantini con delle parole bellissime esprime tutta la sua disperazione per il bisogno d'amare e di essere amato. Il desiderio, la sublimazione di esso, e la necessità di appagare tali istinti conducono il protagonista Rey a percorrere strade impervie, a cercare quel bisogno nell'amore mercenario, a volerlo e a sognarlo nell'amore fugace di chi non sa cosa farsene dei sogni, della tenerezza, ed è incatenato ad un ruolo in cui voluttà e passione non possono cedere il passo ai sentimenti. Rey ama incondizionatamente, senza inibizione, lo fa con un ardore tale che sbalordisce. Leggendo, si viene trasportati nel suo flusso di parole, si viene sommersi e immersi in una dimensione di carnalità spirituale in cui tutto in nome del desiderio d'amare è concesso; non importa chi sia il destinatario, né come, i luoghi in cui si ameranno: conta l'essenza di quel sentimento che tende al parossismo fino a giungere, infine, a quella purezza primordiale dalla quale tutto origina. Parla d'amore, l'Autore, in un modo straordinario, senza pause, né interruzioni, la sua, una scelta di stile: quella di non dare spazio a vuoti inutili che potrebbero rallentarne l'impeto, l'estasi, la sensualità. Ci si sente storditi, alla fine, dall'ondata di pathos, e increduli per la potenza dei suoi pensieri. Tutto per pura follia? Oppure, per verità?